lunedì 10 aprile 2017
Sarnico (Bergamo), 10 aprile 2017 - Addio Ingegnere, e buon mare in questo Suo ultimo viaggio verso l’orizzonte. Il mondo della nautica in tutto il mondo saluta con commozione l’ingegner Carlo Riva, scomparso oggi nella sua Sarnico all’età di 95 anni.
In quattro lettere, si condensano la storia, il mito, la tecnica e il fascino della nautica made in Italy. La storia di una famiglia e di un uomo straordinario, il mito di un’intera epoca che ha lanciato il design italiano nel mondo, dai tempi della “Dolce Vita” ai giorni nostri.
Una evoluzione tecnica costante ha sempre contraddistinto le barche dei cantieri Riva: dal fascino intramontabile della tradizione del legno all’avanguardia della vetroresina e dell’acciaio. In capolavori immaginati, disegnati, costruiti e poi ispirati al genio e allo stile di un uomo unico, entrato nella leggenda.
“Ci ha lasciato Carlo Riva, il più grande di tutti. Il mondo perde un geniale creatore di barche, un maestro di stile, un gigante della storia industriale e imprenditoriale della nostra Italia. Io, personalmente, perdo un maestro, un esempio di genialità, d’impegno e di amore per il lavoro”, ha dichiarato l’Avvocato Alberto Galassi, Amministratore Delegato Ferretti Group. “L’ingegnere ha insegnato a tutti noi cosa significano visione, creatività e passione. La sua inesauribile energia innovativa ne fa l’indiscusso Maestro della nautica del XX secolo, un uomo le cui straordinarie creazioni appartengono già alla storia. Le barche di Carlo Riva saranno per sempre le più belle del mondo, fonte d’ispirazione per tutti noi che sentiamo, forte, la responsabilità di custodire e portare nel futuro il più importante marchio della nautica mondiale”.
CARLO RIVA
L’Ingegner Riva non è stato solo uno degli imprenditori più stimati e conosciuti al mondo nel settore della nautica da diporto. Le sue innovazioni e le sue creazioni hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia del costume e del design, facendo di Riva il cantiere più famoso di tutti i tempi e il simbolo di un’Italia produttiva e geniale.
Nato a Sarnico il 24 febbraio 1922, nel periodo leggendario della motonautica, all’inizio della produzione dei primi scafi da corsa, fu animato fin dalla più giovane età da una passione sconfinata per le barche e per il lavoro del cantiere. Nell’azienda di famiglia entrò da giovanissimo, seguendo le orme del padre Serafino, e prima ancora del nonno Ernesto e del bisnonno Pietro, fondatore dell’azienda nel 1842.
Nel 1954, Carlo inaugurò il nuovo avveniristico cantiere - ancora oggi tutelato dalla Sovrintendenza ai Beni Artistici e Architettonici - e lo organizzò con un’impostazione produttiva all’avanguardia. Negli stessi anni trasformò l’idea stessa di barca: da strumento di lavoro, mezzo di trasporto merci e passeggeri o “bolide” da competizione nelle prime gare in acqua, a oggetto di piacere e lusso, creando un prodotto unico per estetica e funzione, eleganza e cura dei particolari.
Carlo è l’artefice dell’età dell’oro di Riva, il Maestro che ha trasformato il marchio e le sue barche in uno status symbol, grazie a modelli come Ariston e Tritone, Sebino e Florida, fino al “mito” Aquarama, presentato nel 1962. Imbarcazioni diventate oggetto del desiderio per aristocratici, attori, campioni dello sport, uomini d’affari e celebrità di ogni genere. Tra i tanti: Sophia Loren, Brigitte Bardot e Liz Taylor, Sean Connery e Jean Paul Belmondo, Richard Burton e Jackie Stewart.
Oltre a reali, principi e sceicchi in ogni parte del mondo.
Nei decenni ’50 e ’60, quelli della ricostruzione industriale italiana e del “miracolo economico”, dominati dal mito della velocità e dell’auto da corsa, Carlo Riva intuisce lo spirito dei tempi e produce barche in legno dal design inconfondibile. Queste opere d’arte nautica si distinguono da subito per l’utilizzo di materiali pregiati, l’attenzione rigorosa ai dettagli e la cura artigianale con cui vengono realizzate.
Ecco Ariston, di cui l’Ingegnere dice: “Disegnato con amore, nato forte e puro come un cavallo di razza. Indimenticabile! Il mio signore del mare”. Capostipite dei motoscafi e lussuosa “auto d’acqua”, viene seguita da Tritone, il primo bimotore. Poi è la volta di Sebino, che inaugura la produzione in serie, e di Florida, che nel nome vuole omaggiare gli Stati Uniti e la magia che lo stato americano porta con sé.
Le imbarcazioni prodotte sotto la guida di Carlo Riva sono partite tutte da un’idea geniale che ha anticipato un’esigenza, lanciando una moda mai fine a se stessa ma frutto di una ricerca progettuale e costruttiva che ha sempre fatto la differenza.
Nel 1962, con la produzione di Aquarama, Riva conquista lo scettro di cantiere simbolo della nautica.
Nel primo anno di produzione vengono venduti 21 esemplari, l’anno successivo esce la versione Super. Aquarama resta in produzione fino agli anni ’90, e l’ultima unità, la #784, è ancora oggi conservata presso il museo del Cantiere, a Sarnico.
L’Ingegner Riva dimostra nuovamente la sua lungimiranza imprenditoriale quando nel 1969 crea la prima barca in vetroresina, dimostrando grande capacità innovativa nel rispetto dei valori tradizionali.
Lo spirito imprenditoriale, unico e inesauribile, non si riconosce solo nelle imbarcazioni che realizza ma anche nella capacità di prevedere esigenze e opportunità.
Anticipando i bisogni degli armatori, progetta infatti i Riva Boat Service, nati per l’assistenza tecnica e la vendita .Dopo aver lasciato il cantiere nel 1972, sposta il centro dei suoi interessi sul Porto Turistico Internazionale di Rapallo, che gli viene dedicato il 25 luglio 1975 e che da allora porta il suo nome.
Nel 2005, nel Principato di Monaco, “casa prediletta” di Riva in Costa Azzurra, Alberto II di Monaco lo insignisce del titolo di “Personnalité de la Mer”.
Carlo Riva non ha mai fatto mancare consigli, vicinanza e appoggio ai Cantieri Riva: con commozione si ricorda la sua presenza nella scorsa primavera al debutto di “Rivamare” ultimo capolavoro dei cantieri di Sarnico.
Carlo Riva si è spento serenamente nella sua Sarnico il 10 aprile 2017, forse, come diceva egli stesso “con un po’ di nostalgia nel rivivere la galoppata della mia bella vita di barcaiolo”.